Brano: Umberto Cerroni
GRAMSCI E IL SUPERAMENTO DELLA SEPARAZIONE
TRA SOCIETÀ E STATO
La separazione appare come il rapporto normale in questa società.
MARX
Al fondo della opera critica e ricostruttiva di Marx sta una costante istanza unitaria: l'istanza, cioè, mirante ad afferrare nella sua pienezza e totalità l'unità del mondo oggettivo (natura e società) organato secondo leggi che vanno bensí specificandosi socialmente al livello della natura umana, ma che sempre conservano una loro integrale adeguatezza e sufficienza oggettiva. Questa istanza unitaria, in pari tempo ipotesi e sperimentazione, cioè costruzi[...]
[...]leggi naturalispecifiche.
Il programma di costruire una società nuova, radicalmente rivoluzionata e unificata secondo le sue leggi oggettive, in cui « la figura del
processo vitale sociale... sta come prodotto di uomini liberamente uniti in società » s'impone insomma come compito cardinale della stessa riforma intellettuale. Di ciò Gramsci ha piena e articolata consapevo
K. MARX, Il Capitale, Roma, 1951, vol. I, 1, p. 93.
2 Op. cit., p. 89.
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lezza. Basti qui citare i seguenti due passaggi (in polemica con Bukharin):
« La radice di tutti gli errori del Saggio e del suo autore... consiste appunto in questa pretesa di dividere la filosofia della prassi in due parti: una
" sociologia " e una filosofia sistematica. Scissa dalla teoria della storia e della politica, la filosofia non può essere che metafisica, mentre la grande conquista della storia del pensiero moderno, rappresentata dalli filosofia della prassi, è appunto la storicizzazione concreta della filosofia e la sua identificazione con la storia ». E ancora: « La filos[...]
[...]ato come risultanza necessaria della divisione della società in classi. Soltanto cosí, cioè, si può evitare l'errore soggettivistico — che non fu evitato, per esempio, dal Vyscinski — di concepire il condizionamento di classe
1 Struve, a sostegno della sua tesi, aveva affermato appunto che anche il sistema gentilizio conosceva lo Stato, che lo Stato, dunque, rimane anche quando vengono eliminate le dassi (cioè nel comunismo).
2 Mach., p. 128.
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dello Stato e del diritto come derivante dalla volontà del gruppo dominante 1. E, finalmente, soltanto cosí si può preservare l'integrità rivoluzionaria della critica marxista allo Stato borghese moderno ove la separazione tra potere pubblico e popolo non può essere sanata se non dalla totale trasformazione delle strutture economiche e della stessa « macchina statale ». Con le parole di Gramsci si può altrimenti dire che senza un riassorbimento (sia pure graduale) del potere politico nella società dei produttori la trasformazione radicale dello Stato borghese non è possibile. Piú in gene[...]
[...]atrice al di sopra delle categorie determinate dalla divisione del lavoro » 2. Con eguale acutezza Gramsci vide altresí la profonda tendenziale trasformazione che nella nuova società vivrà lo stesso ordinamento giuridico, il cui fine sarà di realizzare le condizioni stesse del suo esaurimento. Lo Stato nuovo avrà infatti non già « un diritto costituzionale del tipo tradizionale, ma solo
1 0. N., p. 136.
2 0. N., p. 29. Ma vedi anche p. 95.
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un sistema di principi che affermano come fine dello Stato la sua propria fine, il suo proprio sparire, cioè il riassorbimento della società politica nella società civile » 1.
Se si tiene presente la somma di indicazioni date da Marx a questo proposito, si vedrà agevolmente come la nuova società esaurirà con una critica reale le altre forme tradizionali della coscienza sociale; e non solo la religione, ma anche la filosofia (integralmente ridotta a metodo scientifico dell'analisi storica e logica) e la stessa politica che gradualmente si esaurirà nello « autogoverno della società » . E [...]
[...]connessione organica tra rapporti di produzione e istituzioni politicogiuridiche e a porre in luce la realizzazione pratica della critica teorica alla società divisa in classi, la prospettiva che abbiamo cercato di inquadrare consente di riproporre la distinzione tra la teoria marxista dello Stato e due concezioni che rischiano di riemergere al di sotto di essa. Alludiamo
O. N., p. 441.
2 V. I. LENIN, Opere, ed. russa, vol. XXVII, pp. 129130.
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alla « teoria della violenza » (nelle varianti blanquista e soreliana) e all'anarchismo, contro cui i teorici del marxismo si sono nettamente pronunciati.
Circa la « teoria della violenza » occorre dire che, pur profondamente estranea al marxismo, essa rischia di riaffiorare ove venga perduto di vista il collegamento genetico tra le forme storiche dei rapporti di produzione e le istituzioni politicogiuridiche, le quali vengono ad essere unilateralmente considerate come elementi « sovrastrutturali », ideologici e quindi esclusivamente connessi con la « volontà di classe ». I pericoli son[...]